La carcinosi peritoneale si sviluppa in un’area anatomica: la cavità peritoneale. Questa è rappresentata dallo spazio che racchiude l’addome, la pelvi ed il loro contenuto. È una sorta di contenitore anatomico, le cui pareti sono costituite dalla muscolatura addominale, dal diaframma e dalle ossa della colonna vertebrale e del bacino, e in cui sono collocati tutti i visceri addominali e pelvici. Pertanto il contenuto è rappresentato da:
Fegato
Milza
Intestino (stomaco, intestino tenue, appendice, colon, retto)
Utero e ovaie.

Il rivestimento interno di questo contenitore anatomico è rappresentato da un tessuto particolare: il peritoneo (Fig.). Si tratta di una sottile membrana trasparente che tappezza interamente la parete interna della cavità addominale e pelvica e contemporaneamente, senza soluzioni di continuo, riveste tutti i visceri in essa contenuti. Si tratta di una membrana costituita da cellule speciali che producono un liquido che facilita lo scivolamento delle anse intestinali e quindi i movimenti intestinali.
La membrana peritoneale che riveste le pareti della cavità addominale e pelvica si definisce peritoneo parietale, quella che avvolge i visceri endoaddominali sopra descritti si definisce peritoneo viscerale.

In tutti gli organi endoaddominali e pelvici possono originarsi tumori maligni, che nella maggior parte dei casi sono rappresentati da carcinomi. Questi tumori si accrescono progressivamente e raggiungono la superficie dell’organo in cui si sono originati e ne infiltrano la membrana superficiale di rivestimento, che è appunto rappresentata dal peritoneo viscerale. Quando il tumore infiltra e supera il peritoneo viscerale, le cellule neoplastiche si distaccano dalla massa tumorale e cadono libere nella cavità addominale dando coì origine alla formazione della carcinosi peritoneale.
I principali tumori che danno origine alla carcinosi sono rappresentati da:
carcinomi dell’ovaio
carcinomi del colo-retto
carcinomi dell’appendice
carcinomi dello stomaco

Esistono anche dei tumori che si originano direttamente dal peritoneo ( mesoteliomi peritoneali ); analogamente agli altri descritti, anche in presenza di questi tumori è possibile che dalla loro superficie si distacchino cellule tumorali che cadono libere nella cavità addominale dando origine alla diffusione del tumore nella cavità peritoneale. Come è stato detto, in questa cavità è presente una certa quantità di liquido peritoneale nel quale le cellule tumorali vengono accolte e trasportate , seguendone la corrente circolatoria da cui è normalmente animato.

Che cosa è e come si muove il liquido pertitoneale?

Il liquido peritoneale è prodotto e anche riassorbito dalle cellule del peritoneo e serve ad impedire l’adesione dei visceri fra di loro e a facilitare i movimenti delle anse intestinali rendendole scivolose; è in sostanza una sorte di lubrificante all’interno della cavità addominale.
Questo liquido è animato da un movimento (circolazione), che si sviluppa in senso orario. Questa circolazione è utile allo scopo di “lubrificare” l’intero contenuto della cavità addominale e porta il liquido stesso in alcuni distretti dove viene riassorbito. I siti dove il liquido viene maggiormente riassorbito sono rappresentati dai diaframmi, dalla pelvi, dal grande epiploon. In alcuni distretti della cavità addominale si ha un rallentamento della circolazione del liquido peritoneale e in particolare questo avviene nei siti di maggiore riassorbimento, a livello dell’appendice, a livello degli angoli colici destro e sinistro. Forti rallentamenti della circolazione si verificano anche in tutte le zone in cui sono presenti cicatrici o aderenze per precedenti interventi chirurgici addominali.

La formazione della carcinosi

Quando le cellule tumorali cadono nel liquido peritoneale dopo aver raggiunto e superato il rivestimento più esterno dei visceri, rappresentato appunto dal peritoneo viscerale, in parte muoiono in parte sopravvivono nutrendosi delle sostanze contenute nel liquido stesso.
Queste cellule galleggiando nel liquido peritoneale vengono trasportate con la corrente che lo anima e vengono concentrate nei siti di maggiore riassorbimento del liquido peritoneale stesso. In queste sedi si verificano le maggiori possibilità di attecchimento e di adesione al rivestimento peritoneale con formazione di agglomerati di cellule tumorali, che si aggregano in ammassi sempre più grandi dando origine alla carcinosi peritoneale. Progressivamente questi fenomeni tendono a verificarsi in più distretti, sia sul peritoneo parietale che su quello viscerale, diffondendo la carcinosi a tutto l’addome e provocando il fenomeno dell’ascite neoplastica.

Che cosa è l’ascite neoplastica?

L’ascite neoplastica è rappresentata da un abnorme aumento del liquido endoperitonealae, fino a raggiungere quantità di 8-10 litri, nel cui contesto galleggiano milioni di cellule tumorali. Questa enorme produzione di liquido è sostenuta fondamentalmente da due fattori:

- dalla iperproduzione di liquido peritoneale da parte delle cellule peritoneali irritate dalla presenza dagli impianti carcinomatosi peritoneali
- dalla produzione di siero e mucina da parte delle cellule tumorali che fanno parte degli impianti carcinomatosi

Quali sono le conseguenze della formazione della carcinosi e dell’ascite? Quale la sua evoluzione?

La presenza degli impianti carcinomatosi e dell’ascite, quanto più assumono proporzioni rilevanti, tanto più comportano la comparsa di sintomi che compromettono lo stato di salute dell’individuo fino a causarne il decesso, se non adeguatamente trattati.

Il movente fondamentale dei disturbi è rappresentato dall’aumento della pressione endoaddominale, dovuta alla progressiva occupazione di spazio sia da parte delle masse di carcinosi che dalla presenza dell’ascite. Progressivamente i visceri endoaddominali vengono compressi e il normale transito all’interno dell’intestino ne risulta impedito, con la comparsa infine del quadro di occlusione intestinale. Quando gli impianti carcinomatosi infiltrano non soltanto in superficie ma anche in profondità il peritoneo e i visceri che esso riveste, il quadro dell’occlusione si manifesta con maggiore velocità e gravità.

Il mancato transito del contenuto intestinale, rappresentato da gas e feci, provoca vomito, distensione addominale, dolori crampiformi, perdita progressiva di liquidi con progressiva contrazione delle diuresi e comparsa di insufficienza renale, difficoltà respiratorie ingravescenti; stato questo che se non adeguatamente corretto porta fatalmente al decesso.

Per molti tumori, che si manifestano con carcinomatosi e ascite, si verifica che la malattia neoplastica rimanga confinata nella cavità addomino-pelvica anche per molti mesi se non addirittura anni, senza una particolare tendenza a dare origine a metastasi a distanza come si verifica normalmente per la maggior parte dei tumori maligni. In altre parole si può verificare che per lungo tempo il tumore tenda a diffondersi sempre più nella cavità addominale sotto forma di carcinosi, ma senza provocare la formazioni di tumori secondari (metastasi) in altri distretti quali ad esempio metastasi al fegato, al polmone , alle ossa, al cervello. Per questo motivo sono state messe in atto strategie terapeutiche che mirano a colpire la malattia quando ancora rimane confinata alla cavità addomino-pelvica, pur trattandosi di forme di diffusione gravi e di difficile trattamento, che fino a poco tempo fa erano ritenute suscettibili esclusivamente di trattamenti palliativi e non radicali.